ANGELO LOCONTE KAPPA
ART IS HONESTY
F: Bene, partiamo dall’inizio, Chi è Angelo Loconte?
#onestoricercatore ( come dice lui )
A: Angelo Loconte....eh una bella domanda, si fa presto a dire chi è Angelo Loconte..., questo mi fa ricordare una cosa che ho dovuto scrivere per necessità, per presentarmi in una galleria di Milano, alla mia prima mostra.
Mi chiamo Angelo Loconte, sono nato a Canosa di Puglia, il 9 aprile del 1962 da genitori contadini.
Sono ultimo di 7 fratelli, tutti artigiani, quindi sono cresciuto fra campagna, mucche, complicate strutture metalliche, marchingegni e odore di metallo fuso, e poi case in costruzione, odore di tufo e acqua e motori fusi riportati in vita.
Odore e colore di pizzo e orecchiette e poi orecchiette con le cime di rame, e infine ago filo e aquilone.
Credo di essere fatto di questi elementi, e anche io dopo una scuola professionale ho ricevuto un attestato di aggiustatore metallico.
Ero pronto a diventare artigiano, e lo sono poi diventato.
Artigiano che lavora con la mente e con le mani, fatto sta che dopo il tratto di vita percorso penso alla vita come ad un castello di carte dove ogni attimo l’ha costituito e non ci si può permettere di eliminare nessuna carta.
Non so se il destino sia già scritto, quello che so, è che guardando nel retroscopio e analizzando il trascorso, tutto quello che accade apparentemente per caso e disordinatamente, ha un suo ordine, è come quando guardiamo le stelle certamente non sono disposte come nella bandiera degli Stati Uniti, ma capitate in ogni loro posizione per effetto degli eventi cosmici, ma tu pensi che se prendi le stelle e dai una mescolata cambi qualcosa?, non cambia niente, rimarrà un cielo bellissimo, è come prendere dei chicchi di riso e mischiarli...quello di straordinario è la vita.
Oppure pensa alla Luna che non è perfettamente tonda, ma poi risulta di un tondo infinito e perfetto.
Detto questo, dopo un lungo percorso da autodidatta, adesso ridendo e scherzando sono 25 anni, penso di aver connesso alle mani e alla mente anche il cuore, indispensabile per pedalare su queste strade.
Ho notato in questo momento che le parole mani, mente e cuore non hanno lo stesso numero di lettere, mente e cuore ne hanno 5, mano invece ne ha 4, ma se guardiamo bene la mano è il 5 universale, che più 5 non si può, un po’ come il Dash, Dash che più bianco non si può, da sempre con te!
Ho finito, Grazie!
F: Grazie a te, e chi è Kappa?
A: Vorrei, se posso,
F: puoi, puoi :)
A: Vorrei raccontare la vera storia di Kappa, nacque così: ero nel mio pieno fermento artistico, all’epoca dicevo persino che non ero famoso perché non ne avevo il tempo:)
E nella pienezza dell’attività artistica, che si può chiamare passione, perché deriva dal soffrire, come un’urgenza, una necessità interiore, che dovevo esprimere perché bruciava.
( dice sorseggiando caffè sant’Angelo, e aggiunge: “che poi Sant’angelo è pure troppo, perché Angelo già bastava” ride )
Ecco in questo stato in cui mi trovavo, mi serviva del materiale nuovo, urgentemente perché dovevo espellere il tormento, l’idea.
Mi ero appena trasferito in via Cevedale con il nuovo atelier.
Era il secondo trasloco da quando avevo iniziato la mia ricerca, preferisco chiamarla così, e non attività artistica, mi piacerebbe che mi si chiamasse ricercatore! ( ride )
In questo posto nuovo dove andai per prendere del materiale, c’era un corriere nuovo e gli chiesi se mi poteva ritirare del ferro da un magazzino e ci mettemmo d’accordo, lui scrisse: “ Via Bolzano 5 cologno monzese a nome?” io risposi: “ Angelo Loconte “ e il corriere scrisse il mio cognome Loconte con la Kappa invece che con la C, e in quel momento si illuminò la lampadina.
Adesso mi chiamerò LoKonte con la Kappa, un nome d’arte finalmente!
e poi l’idea fu una vera idea, perché una vera idea si evolve sempre, non sta mai ferma, cresce sempre...quindi ad un certo punto dissi Kappa può bastare.
In quel momento dovevo dichiarare questa cosa, andai alla vecchia sede del The beggar’s Factory a Milano, c’erano almeno una ventina di artisti, giovani ed eccitati, allora entrai, aprì la porta e a gran voce dissi: “ragazzi devo fare una dichiarazione”, silenzio, “io da questo momento sono Kappa!”
Uno degli artisti presenti lì, di nome Gatto disse: “va bene, Kappa!”
Ascoltai quel nome come un suono nuovo, insomma ero Kappa!
Era il 2006, avevo un nome d’arte e una terra: Kappaland!
F: Kappaland?
A: Avevo creato il mio mondo su quel quadrato di terra. Kappaland appunto.
Trasferendomi nell’atelier nuovo trasportai la terra presa in vari posti del mondo, dentro ad una carriola e la misi “per terra”, e quando la misi “per terra” fu sia la forma che l’emozione.
C’era solo asfalto lì, quindi quando misi la terra di kappaland sull’asfalto, mi emozionai, e dissi cavolo una volta il pianeta era fatto di terra, ed ora è ricoperto di asfalto e poi realizzai che mettendo delle ruote sotto questa terra, la terra riconquisterebbe il diritto di essere in superficie.
A chi sta leggendo: “ Kappaland è emersa dall’asfalto a seguito di un’idea, è fondata sull’arte.
E’ possibile acquistare un mm2 di questa fantastica land e diventare presidenti di niente, concettualmente quest’opera rappresenta il pianeta, il nostro pianeta è nucleo, dove noi come elettroni vi giriamo intorno e ovunque ci troviamo siamo presidenti di esso, ma solo per la misura dei nostri piedi e unicamente per la durata della nostra vita, in pratica possedere quello che ci sostiene non ha alcun senso, rispettarlo si, questo fanno le persone serie, capaci di tornare per un attimo bambini innocenti e non prendere sul serio Kappaland e il suo visionario progetto.
Quindi astenersi perditempo, anche perché qui il tempo non esiste, qui non esiste niente.
Per questo motivo non è possibile acquistare più di 1 mm2, 1 è sufficiente!
F: Sei più Angelo o Kappa?
A: Il periodo quando nacque Kappa fu magico ed io ero pieno di energia.
Kappa lo sono sempre, lo sono dentro... e Angelo anche.
Sono tutti e due, mi piace Kappa, mi sento Kappa quando lo firmo, quando lo stampo, quando lo leggo, ma non ho necessità di presentarmi Kappa, Angelo va bene!
F: Allora domanda d’obbligo, Cos'è per te l’Arte?
A: Ricerca.
Decisi che dovevo capire cos'è ARTE tempo fa, perché la gente mi chiamava Artista, ma io di Arte non sapevo niente, però mi era successo che arrivassi ad avere un Atelier in Via Ventura a Milano e quel posto stravolse la mia vita.
Per me Arte è anche MAGIA…l’Arte è veramente Magia.
Come oggi, oggi è stata una giornata di quella magia.
Aver incontrato un gruppo di persone che stavano installando gli Stolpersteine in una strada che scelsi di percorrere casualmente prima di incontrarti per fare questa intervista.
F: Piccola digressione sugli Stolpersteine, cosa sono?
A: Sono "pietre d'inciampo”, in tedesco appunto Stolpersteine, sono un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nelle varie città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Consiste nell’incorporare, nelle strade, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra 10x10 cm ( Sampietrini ) ricoperti da una piastra di ottone sulla quale sono incisi il nome della persona, l'anno di nascita, la data, l'eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta.
A Berlino ce ne sono oltre 8000.
E’ stato un momento molto toccante, e quindi ecco la Magia… dell'incontro, della casualità.
F: Ricapitolando?
A: Arte è Ricerca, Magia ed è anche un'esigenza per chi ne è contagiato!
L'esigenza di tirare fuori.
F: Allora io propongo un’aggiunta alla parola che hai scelto per rappresentarti: onestoricercatore, io direi contagiatodallamagiaepernecessitàonestoricercatore ( et voilà che ho creato una bella parola lunga alla tedesca :))
F: Cosa fa l'artista?
A: L’artista ricerca la forma che emoziona. La forma è emozione!
F: Qual è la tua opera a cui sei più legato?
A: Kappaland, provo veramente un sentimento e rispetto perché è dotata di vita e luce propria.
La forma invece che più mi emoziona e che amo è quella di ich bin eine idee, la lampadina.
La forma della lampadina mi emoziona.
F: Perché?
A: Qui c'è mistero, non mi ricordo bene come mi venne l'idea della lampadina, come non mi ricordo mai l'esatto momento in cui emerge un'idea.
Un'idea è sempre esistita.
Penso che la forma della lampadina derivi dal mio amico Pietro, suo padre aveva un negozio di elettrodomestici.
Quando avevo 7 anni mi spiegò una cosa che mi ha segnato profondamente, mi disse: Prendi una batteria, metti un filo qui, un filo lì... poi prese una lampadina e... Din!!! Luce! ( nello stesso preciso momento dell'intervista in cui Angelo disse Din, una bici che passava di lì fece Din Din con il campanello )
Vedi questa è la magia!
F: Quando hai sentito l'esigenza di essere artista, c'e stata un'opera o un artista o un incontro in cui ti sei rivisto o che ti ha ispirato?
A: Diverse persone, ma uno in particolare che ho avuto l'occasione di conoscere e di stringergli la mano al PAC di Milano, sempre nel periodo di fermento, l'artista è Richard Long, uno dei massimi esponenti della Land Art, e gli feci i complimenti sulla mano, una mano lunga, ebbè Robert Long.
Non è ispirazione...Riconoscevo in lui quello che sono, come se fosse un fratello, senza nessuna difficoltà a parlargli, a confrontarmi, a descrivere…e lui è Lui, insomma è BAM ( tradotto con pazzesco o banana arancia e mela, la merenda dei campioni! )
F: Sono curiosa, Cos'è un'idea?
A: E’ Lavoro della mente, l'idea è una perla!
Riferita proprio alle ostriche da perla, sai come si ottiene una perla?
Una perla si forma quando un piccolo oggetto o "irritante" si introduce all'interno di un mollusco o di un'ostrica. Quest'ultimo reagisce per difendersi secernendo una sostanza organica chiamata nacre, che si accumula sul corpo estraneo in milioni di strati, dando origine alla perla appunto.
Vedi, l’idea è una necessità, è come se la mente lavorasse per ottenerla fino al momento della liberazione.
A questo punto rispondo così, Tu mi chiederai, Quanto è grande un'idea? e io ti rispondo e quanto è grande il fuoco?
del fuoco, se hai l'essenza, l'essenza dell'idea...può essere un fuocherello oppure bruciare una città, così è un'idea!
A: Adesso vorrei parlare di Andrea lo spirito dello spago e le interviste che fece alla sedia e alla pietra.
F: Prego, sono tutta orecchie
F: Aspetta, chi è Andrea lo spirito dello spago?
A: Andrea, lo spirito dello spago è un personaggio che mi nacque fra le mani.
Quell’anno girammo l’Europa in macchina con mia moglie e mia figlia Aurora, che ai tempi aveva due o tre anni, era veramente piccola e simpaticissima, aveva una vocina...
F: Ecco qui che ti sciogli :)
A: Eh…di notte io dormivo fuori con un sacco a pelo, e loro due dentro la macchina, ma non perché mi cacciavano ( ride ), perché ero in un periodo particolare, e preferivo stare all’aperto.
La mattina comunque faceva freddo e rientravo in macchina, successe che una mattina rientrando in macchina, mi sedetti al posto di guida, mi riscaldai un po’ e poi non ricordo bene come, mi ritrovai fra le mani un pezzo di spago.
Lo muovevo, lo giravo e lo annodavo e poi mi accorsi che era venuta fuori una forma.
F: Mi servirebbe un disegnino ahah
A: Tieni presente un pezzo di spago lungo circa 40 cm lo pieghi in due e ti ritrovi subito la testa e le gambe e poi con un altro pezzo di spago fai le braccia.
Avevo un personaggio filiforme tra le mani…testa, busto, braccia, gambe… ed ero in contemplazione.
In quel preciso momento si svegliò mia figlia e le dissi: “Aurora guarda quanto è bello, come lo chiamiamo?“ e lei senza pensarci, lo guardò e disse: “Andrea” e dal quel momento nacque Andrea lo spirito dello spago, un grande personaggio che fa parte della mia vita.
Col tempo Andrea diventò giornalista, Io gli davo la voce e lui intervistava corpi inanimati.
In particolare fece tre interviste.
F: Allora adesso lascio la voce a lui e alle sue interviste, prego Andrea!
F: Andrea lo spirito dello spago e l’intervista alla maniglia di pietra
( Introduzione di Angelo Loconte Kappa: la maniglia di pietra qui intervistata fu da me realizzata, non ebbe fortuna economica, ma mi trascinò in una dimensione spirituale… fu il primo e forse l’unico lavoro che mi serviva inventare per guadagnare dei soldi.
Il mio percorso di autodidatta mi aveva portato, senza accorgermene, a lasciare da parte lavori pagati e dedicarmi interamente alla ricerca artistica, quindi mi ritrovai sul lastrico, ma non mi spaventai.
Dissi ho un sacco di idee, mi farò venire un’idea e decisi che l’oggetto in questione sarebbe stato una maniglia.
Di maniglie ce ne sono due per porta e se uno ha una casa grande, ha tante porte e tante maniglie…e dopo un anno di ricerca arrivai alla pietra.
Volevo fare delle maniglie con le pietre di fiume, in modo etico.
La mia etica era che questa pietra, la sua fabbricazione, non inquinasse ne prima ne dopo, fosse bellissima, e toccandola si provasse una certa sensazione.
E che fosse vicino a noi, a “portata di mano“.
Una pietra che emozionasse, e le trovai camminando sulle sponde del fiume Adda, una pietra che fra migliaia di pietre scintillasse, Din!
Avevo partecipato con questo progetto al mineral show a Verona, e tutti erano entusiasti e toccavano le mie pietre, ma non ne vendetti nemmeno una.
F: PERCHE?
A: Eh perché aveva dato già abbastanza, l’idea era ormai di tutti e per tutti, io avevo solo mostrato la bellezza di una pietra. )
F: Via con l’intervista allora, prego Andrea
Andrea: Chi sei?
Pietra: Sono un sasso
Andrea: Di cosa sei composto?
Pietra: Sono un agglomerato di minerali
Andrea: Cosa è il minerale?
Pietra: Minerale è un’insieme di due porzioni orientate chimicamente e fisicamente nella stessa direzione, facente parte integrante della terra e dei corpi planetari.
Andrea: Come mai sei qui?
Pietra: Voi mi chiamate anni, secoli, millenni…mi staccai dalla montagna, mia madre, ero un masso alla sorgente dell’Adda.
Andrea si rese conto di fronte a chi era, e una lacrima furtiva gli scese lungo il viso, una goccia pesantissima di emozione, partita dallo stomaco.
F: wow!
F: Andrea lo spirito dello spago e l’intervista alla maniglia di Philippe Stark “Apriti”
( Andrea lo spirito dello spago qui si avvale di un interprete per la maniglia, perché essendo fatta di un materiale composto non parlano la stessa lingua )
Andrea: Cosa vedi?
Interprete: Vedo una forma purissima, la mia mano magneticamente la sfiora, l’accarezza e l’ama.
F: Breve, ma intensa.
F: Andrea lo spirito dello spago e l’intervista alla sedia
Andrea: Chi sei?
Sedia: sono una sedia
Andrea: Di cosa sei composta?
Sedia: Sono fatta di legno riciclato da pallett dismessi, generalmente un ingombro
Andrea: Come mai sei qui?
Sedia: una mattina di settembre, uno strano tipo entrò nel magazzino edile, dove giacevo pallett, forse fuoco sarei diventata, forse chissà, lui mi guardò con una strana luce negli occhi.
Un’ora dopo mi trasformò in sedia e mi riportò al magazzino edile adagiandomi al centro del cortile.
Poco dopo diversa gente mi girava intorno, Bella dicevano, non capivo il significato di quella parola, però Sentivo.
F: ri Wow! Grazie Andrea!
Angelo, qualcosa da aggiungere?
A: Si, la mia teoria è che se chiamo “bella” una forma, dove sta sto bello? quel bello ci rimanda a un qualcosa di bello che abbiamo in noi.
Come se lo sguardo, un’energia, attraversasse la sedia.
Per arrivare a quel bello, non possiamo guardare in noi, però quando troviamo la forma, la riconosciamo e riconosciamo il bello in noi.
Quindi lo sguardo dello spettatore attraversa l’oggetto, la materia, poi torna indietro.
La sedia sentiva perché un’energia la attraversava, la radiofotografava.
F: Grazie Angelo.
#onestoricercatore ( come dice lui )
A: Angelo Loconte....eh una bella domanda, si fa presto a dire chi è Angelo Loconte..., questo mi fa ricordare una cosa che ho dovuto scrivere per necessità, per presentarmi in una galleria di Milano, alla mia prima mostra.
Mi chiamo Angelo Loconte, sono nato a Canosa di Puglia, il 9 aprile del 1962 da genitori contadini.
Sono ultimo di 7 fratelli, tutti artigiani, quindi sono cresciuto fra campagna, mucche, complicate strutture metalliche, marchingegni e odore di metallo fuso, e poi case in costruzione, odore di tufo e acqua e motori fusi riportati in vita.
Odore e colore di pizzo e orecchiette e poi orecchiette con le cime di rame, e infine ago filo e aquilone.
Credo di essere fatto di questi elementi, e anche io dopo una scuola professionale ho ricevuto un attestato di aggiustatore metallico.
Ero pronto a diventare artigiano, e lo sono poi diventato.
Artigiano che lavora con la mente e con le mani, fatto sta che dopo il tratto di vita percorso penso alla vita come ad un castello di carte dove ogni attimo l’ha costituito e non ci si può permettere di eliminare nessuna carta.
Non so se il destino sia già scritto, quello che so, è che guardando nel retroscopio e analizzando il trascorso, tutto quello che accade apparentemente per caso e disordinatamente, ha un suo ordine, è come quando guardiamo le stelle certamente non sono disposte come nella bandiera degli Stati Uniti, ma capitate in ogni loro posizione per effetto degli eventi cosmici, ma tu pensi che se prendi le stelle e dai una mescolata cambi qualcosa?, non cambia niente, rimarrà un cielo bellissimo, è come prendere dei chicchi di riso e mischiarli...quello di straordinario è la vita.
Oppure pensa alla Luna che non è perfettamente tonda, ma poi risulta di un tondo infinito e perfetto.
Detto questo, dopo un lungo percorso da autodidatta, adesso ridendo e scherzando sono 25 anni, penso di aver connesso alle mani e alla mente anche il cuore, indispensabile per pedalare su queste strade.
Ho notato in questo momento che le parole mani, mente e cuore non hanno lo stesso numero di lettere, mente e cuore ne hanno 5, mano invece ne ha 4, ma se guardiamo bene la mano è il 5 universale, che più 5 non si può, un po’ come il Dash, Dash che più bianco non si può, da sempre con te!
Ho finito, Grazie!
F: Grazie a te, e chi è Kappa?
A: Vorrei, se posso,
F: puoi, puoi :)
A: Vorrei raccontare la vera storia di Kappa, nacque così: ero nel mio pieno fermento artistico, all’epoca dicevo persino che non ero famoso perché non ne avevo il tempo:)
E nella pienezza dell’attività artistica, che si può chiamare passione, perché deriva dal soffrire, come un’urgenza, una necessità interiore, che dovevo esprimere perché bruciava.
( dice sorseggiando caffè sant’Angelo, e aggiunge: “che poi Sant’angelo è pure troppo, perché Angelo già bastava” ride )
Ecco in questo stato in cui mi trovavo, mi serviva del materiale nuovo, urgentemente perché dovevo espellere il tormento, l’idea.
Mi ero appena trasferito in via Cevedale con il nuovo atelier.
Era il secondo trasloco da quando avevo iniziato la mia ricerca, preferisco chiamarla così, e non attività artistica, mi piacerebbe che mi si chiamasse ricercatore! ( ride )
In questo posto nuovo dove andai per prendere del materiale, c’era un corriere nuovo e gli chiesi se mi poteva ritirare del ferro da un magazzino e ci mettemmo d’accordo, lui scrisse: “ Via Bolzano 5 cologno monzese a nome?” io risposi: “ Angelo Loconte “ e il corriere scrisse il mio cognome Loconte con la Kappa invece che con la C, e in quel momento si illuminò la lampadina.
Adesso mi chiamerò LoKonte con la Kappa, un nome d’arte finalmente!
e poi l’idea fu una vera idea, perché una vera idea si evolve sempre, non sta mai ferma, cresce sempre...quindi ad un certo punto dissi Kappa può bastare.
In quel momento dovevo dichiarare questa cosa, andai alla vecchia sede del The beggar’s Factory a Milano, c’erano almeno una ventina di artisti, giovani ed eccitati, allora entrai, aprì la porta e a gran voce dissi: “ragazzi devo fare una dichiarazione”, silenzio, “io da questo momento sono Kappa!”
Uno degli artisti presenti lì, di nome Gatto disse: “va bene, Kappa!”
Ascoltai quel nome come un suono nuovo, insomma ero Kappa!
Era il 2006, avevo un nome d’arte e una terra: Kappaland!
F: Kappaland?
A: Avevo creato il mio mondo su quel quadrato di terra. Kappaland appunto.
Trasferendomi nell’atelier nuovo trasportai la terra presa in vari posti del mondo, dentro ad una carriola e la misi “per terra”, e quando la misi “per terra” fu sia la forma che l’emozione.
C’era solo asfalto lì, quindi quando misi la terra di kappaland sull’asfalto, mi emozionai, e dissi cavolo una volta il pianeta era fatto di terra, ed ora è ricoperto di asfalto e poi realizzai che mettendo delle ruote sotto questa terra, la terra riconquisterebbe il diritto di essere in superficie.
A chi sta leggendo: “ Kappaland è emersa dall’asfalto a seguito di un’idea, è fondata sull’arte.
E’ possibile acquistare un mm2 di questa fantastica land e diventare presidenti di niente, concettualmente quest’opera rappresenta il pianeta, il nostro pianeta è nucleo, dove noi come elettroni vi giriamo intorno e ovunque ci troviamo siamo presidenti di esso, ma solo per la misura dei nostri piedi e unicamente per la durata della nostra vita, in pratica possedere quello che ci sostiene non ha alcun senso, rispettarlo si, questo fanno le persone serie, capaci di tornare per un attimo bambini innocenti e non prendere sul serio Kappaland e il suo visionario progetto.
Quindi astenersi perditempo, anche perché qui il tempo non esiste, qui non esiste niente.
Per questo motivo non è possibile acquistare più di 1 mm2, 1 è sufficiente!
F: Sei più Angelo o Kappa?
A: Il periodo quando nacque Kappa fu magico ed io ero pieno di energia.
Kappa lo sono sempre, lo sono dentro... e Angelo anche.
Sono tutti e due, mi piace Kappa, mi sento Kappa quando lo firmo, quando lo stampo, quando lo leggo, ma non ho necessità di presentarmi Kappa, Angelo va bene!
F: Allora domanda d’obbligo, Cos'è per te l’Arte?
A: Ricerca.
Decisi che dovevo capire cos'è ARTE tempo fa, perché la gente mi chiamava Artista, ma io di Arte non sapevo niente, però mi era successo che arrivassi ad avere un Atelier in Via Ventura a Milano e quel posto stravolse la mia vita.
Per me Arte è anche MAGIA…l’Arte è veramente Magia.
Come oggi, oggi è stata una giornata di quella magia.
Aver incontrato un gruppo di persone che stavano installando gli Stolpersteine in una strada che scelsi di percorrere casualmente prima di incontrarti per fare questa intervista.
F: Piccola digressione sugli Stolpersteine, cosa sono?
A: Sono "pietre d'inciampo”, in tedesco appunto Stolpersteine, sono un'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nelle varie città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Consiste nell’incorporare, nelle strade, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra 10x10 cm ( Sampietrini ) ricoperti da una piastra di ottone sulla quale sono incisi il nome della persona, l'anno di nascita, la data, l'eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta.
A Berlino ce ne sono oltre 8000.
E’ stato un momento molto toccante, e quindi ecco la Magia… dell'incontro, della casualità.
F: Ricapitolando?
A: Arte è Ricerca, Magia ed è anche un'esigenza per chi ne è contagiato!
L'esigenza di tirare fuori.
F: Allora io propongo un’aggiunta alla parola che hai scelto per rappresentarti: onestoricercatore, io direi contagiatodallamagiaepernecessitàonestoricercatore ( et voilà che ho creato una bella parola lunga alla tedesca :))
F: Cosa fa l'artista?
A: L’artista ricerca la forma che emoziona. La forma è emozione!
F: Qual è la tua opera a cui sei più legato?
A: Kappaland, provo veramente un sentimento e rispetto perché è dotata di vita e luce propria.
La forma invece che più mi emoziona e che amo è quella di ich bin eine idee, la lampadina.
La forma della lampadina mi emoziona.
F: Perché?
A: Qui c'è mistero, non mi ricordo bene come mi venne l'idea della lampadina, come non mi ricordo mai l'esatto momento in cui emerge un'idea.
Un'idea è sempre esistita.
Penso che la forma della lampadina derivi dal mio amico Pietro, suo padre aveva un negozio di elettrodomestici.
Quando avevo 7 anni mi spiegò una cosa che mi ha segnato profondamente, mi disse: Prendi una batteria, metti un filo qui, un filo lì... poi prese una lampadina e... Din!!! Luce! ( nello stesso preciso momento dell'intervista in cui Angelo disse Din, una bici che passava di lì fece Din Din con il campanello )
Vedi questa è la magia!
F: Quando hai sentito l'esigenza di essere artista, c'e stata un'opera o un artista o un incontro in cui ti sei rivisto o che ti ha ispirato?
A: Diverse persone, ma uno in particolare che ho avuto l'occasione di conoscere e di stringergli la mano al PAC di Milano, sempre nel periodo di fermento, l'artista è Richard Long, uno dei massimi esponenti della Land Art, e gli feci i complimenti sulla mano, una mano lunga, ebbè Robert Long.
Non è ispirazione...Riconoscevo in lui quello che sono, come se fosse un fratello, senza nessuna difficoltà a parlargli, a confrontarmi, a descrivere…e lui è Lui, insomma è BAM ( tradotto con pazzesco o banana arancia e mela, la merenda dei campioni! )
F: Sono curiosa, Cos'è un'idea?
A: E’ Lavoro della mente, l'idea è una perla!
Riferita proprio alle ostriche da perla, sai come si ottiene una perla?
Una perla si forma quando un piccolo oggetto o "irritante" si introduce all'interno di un mollusco o di un'ostrica. Quest'ultimo reagisce per difendersi secernendo una sostanza organica chiamata nacre, che si accumula sul corpo estraneo in milioni di strati, dando origine alla perla appunto.
Vedi, l’idea è una necessità, è come se la mente lavorasse per ottenerla fino al momento della liberazione.
A questo punto rispondo così, Tu mi chiederai, Quanto è grande un'idea? e io ti rispondo e quanto è grande il fuoco?
del fuoco, se hai l'essenza, l'essenza dell'idea...può essere un fuocherello oppure bruciare una città, così è un'idea!
A: Adesso vorrei parlare di Andrea lo spirito dello spago e le interviste che fece alla sedia e alla pietra.
F: Prego, sono tutta orecchie
F: Aspetta, chi è Andrea lo spirito dello spago?
A: Andrea, lo spirito dello spago è un personaggio che mi nacque fra le mani.
Quell’anno girammo l’Europa in macchina con mia moglie e mia figlia Aurora, che ai tempi aveva due o tre anni, era veramente piccola e simpaticissima, aveva una vocina...
F: Ecco qui che ti sciogli :)
A: Eh…di notte io dormivo fuori con un sacco a pelo, e loro due dentro la macchina, ma non perché mi cacciavano ( ride ), perché ero in un periodo particolare, e preferivo stare all’aperto.
La mattina comunque faceva freddo e rientravo in macchina, successe che una mattina rientrando in macchina, mi sedetti al posto di guida, mi riscaldai un po’ e poi non ricordo bene come, mi ritrovai fra le mani un pezzo di spago.
Lo muovevo, lo giravo e lo annodavo e poi mi accorsi che era venuta fuori una forma.
F: Mi servirebbe un disegnino ahah
A: Tieni presente un pezzo di spago lungo circa 40 cm lo pieghi in due e ti ritrovi subito la testa e le gambe e poi con un altro pezzo di spago fai le braccia.
Avevo un personaggio filiforme tra le mani…testa, busto, braccia, gambe… ed ero in contemplazione.
In quel preciso momento si svegliò mia figlia e le dissi: “Aurora guarda quanto è bello, come lo chiamiamo?“ e lei senza pensarci, lo guardò e disse: “Andrea” e dal quel momento nacque Andrea lo spirito dello spago, un grande personaggio che fa parte della mia vita.
Col tempo Andrea diventò giornalista, Io gli davo la voce e lui intervistava corpi inanimati.
In particolare fece tre interviste.
F: Allora adesso lascio la voce a lui e alle sue interviste, prego Andrea!
F: Andrea lo spirito dello spago e l’intervista alla maniglia di pietra
( Introduzione di Angelo Loconte Kappa: la maniglia di pietra qui intervistata fu da me realizzata, non ebbe fortuna economica, ma mi trascinò in una dimensione spirituale… fu il primo e forse l’unico lavoro che mi serviva inventare per guadagnare dei soldi.
Il mio percorso di autodidatta mi aveva portato, senza accorgermene, a lasciare da parte lavori pagati e dedicarmi interamente alla ricerca artistica, quindi mi ritrovai sul lastrico, ma non mi spaventai.
Dissi ho un sacco di idee, mi farò venire un’idea e decisi che l’oggetto in questione sarebbe stato una maniglia.
Di maniglie ce ne sono due per porta e se uno ha una casa grande, ha tante porte e tante maniglie…e dopo un anno di ricerca arrivai alla pietra.
Volevo fare delle maniglie con le pietre di fiume, in modo etico.
La mia etica era che questa pietra, la sua fabbricazione, non inquinasse ne prima ne dopo, fosse bellissima, e toccandola si provasse una certa sensazione.
E che fosse vicino a noi, a “portata di mano“.
Una pietra che emozionasse, e le trovai camminando sulle sponde del fiume Adda, una pietra che fra migliaia di pietre scintillasse, Din!
Avevo partecipato con questo progetto al mineral show a Verona, e tutti erano entusiasti e toccavano le mie pietre, ma non ne vendetti nemmeno una.
F: PERCHE?
A: Eh perché aveva dato già abbastanza, l’idea era ormai di tutti e per tutti, io avevo solo mostrato la bellezza di una pietra. )
F: Via con l’intervista allora, prego Andrea
Andrea: Chi sei?
Pietra: Sono un sasso
Andrea: Di cosa sei composto?
Pietra: Sono un agglomerato di minerali
Andrea: Cosa è il minerale?
Pietra: Minerale è un’insieme di due porzioni orientate chimicamente e fisicamente nella stessa direzione, facente parte integrante della terra e dei corpi planetari.
Andrea: Come mai sei qui?
Pietra: Voi mi chiamate anni, secoli, millenni…mi staccai dalla montagna, mia madre, ero un masso alla sorgente dell’Adda.
Andrea si rese conto di fronte a chi era, e una lacrima furtiva gli scese lungo il viso, una goccia pesantissima di emozione, partita dallo stomaco.
F: wow!
F: Andrea lo spirito dello spago e l’intervista alla maniglia di Philippe Stark “Apriti”
( Andrea lo spirito dello spago qui si avvale di un interprete per la maniglia, perché essendo fatta di un materiale composto non parlano la stessa lingua )
Andrea: Cosa vedi?
Interprete: Vedo una forma purissima, la mia mano magneticamente la sfiora, l’accarezza e l’ama.
F: Breve, ma intensa.
F: Andrea lo spirito dello spago e l’intervista alla sedia
Andrea: Chi sei?
Sedia: sono una sedia
Andrea: Di cosa sei composta?
Sedia: Sono fatta di legno riciclato da pallett dismessi, generalmente un ingombro
Andrea: Come mai sei qui?
Sedia: una mattina di settembre, uno strano tipo entrò nel magazzino edile, dove giacevo pallett, forse fuoco sarei diventata, forse chissà, lui mi guardò con una strana luce negli occhi.
Un’ora dopo mi trasformò in sedia e mi riportò al magazzino edile adagiandomi al centro del cortile.
Poco dopo diversa gente mi girava intorno, Bella dicevano, non capivo il significato di quella parola, però Sentivo.
F: ri Wow! Grazie Andrea!
Angelo, qualcosa da aggiungere?
A: Si, la mia teoria è che se chiamo “bella” una forma, dove sta sto bello? quel bello ci rimanda a un qualcosa di bello che abbiamo in noi.
Come se lo sguardo, un’energia, attraversasse la sedia.
Per arrivare a quel bello, non possiamo guardare in noi, però quando troviamo la forma, la riconosciamo e riconosciamo il bello in noi.
Quindi lo sguardo dello spettatore attraversa l’oggetto, la materia, poi torna indietro.
La sedia sentiva perché un’energia la attraversava, la radiofotografava.
F: Grazie Angelo.
